Napoli e Bari, l'errore più grande dei De Laurentiis: mancanza di continuità e endorsement nella gestione allenatori
Stagione fallimentare per Napoli e Bari, entrambi i club hanno condiviso un approccio simile nella gestione dei momenti di crisi. Scopriamo i motivi di tale debacle.

Nel mondo del calcio, molto spesso si trascurano o si misconoscono i principali orientamenti strategici di gestione delle risorse umane proposti dai padri della letteratura manageriale. Un esempio significativo è rappresentato dalla tendenza, nel calcio, di vedere il cambio di allenatore come un rimedio rapido alle prestazioni insoddisfacenti di una squadra. Tuttavia, analizzando i casi di Napoli e Bari nell'ultima stagione, entrambi sotto la stessa proprietà della famiglia De Laurentiis, emergono questioni importanti relative alla cultura aziendale. Nonostante operino a diversi livelli del calcio professionistico italiano, Napoli e Bari hanno condiviso un approccio simile nella gestione dei momenti di crisi. In particolare, i frequenti cambi di allenatore hanno indebolito la responsabilità dei giocatori, che insieme ai loro procuratori, hanno attribuito le scarse prestazioni a fattori esterni invece di impegnarsi in un'autovalutazione critica. La continuità della leadership avrebbe incentivato i giocatori a concentrarsi sul miglioramento personale, spingendoli a riflettere sulle proprie azioni e sulle aree di miglioramento piuttosto che affidarsi a soluzioni esterne rapide.
La letteratura sul cambiamento organizzativo sottolinea l'importanza della stabilità per il benessere organizzativo. Una leadership continua può consolidare la cultura di squadra e rafforzare la fiducia, permettendo ai giocatori di sentirsi supportati e più sicuri. Questa stabilità crea un ambiente favorevole per il superamento delle crisi, facilitando lo sviluppo di relazioni durature e la coesione di squadra. Adottando il concetto di miglioramento continuo, un allenatore che rimane per un periodo prolungato può adeguare e affinare le strategie per rispondere alle esigenze specifiche dei giocatori e alle dinamiche di squadra. Questo approccio consente l'implementazione di un ciclo di feedback e sviluppo basato sulla conoscenza approfondita delle capacità individuali e del gruppo, portando a cambiamenti significativi nelle prestazioni sul campo.
Ecco il punto chiave: quando si decide di mantenere un allenatore nonostante i risultati non ottimali, è essenziale comunicare chiaramente le ragioni di questa decisione ai membri del team. Questo rafforza la fiducia e chiarisce la direzione e gli obiettivi del club, mitigando l'incertezza e stabilendo un senso di scopo condiviso tra giocatori, staff tecnico e dirigenza. Un forte endorsement della proprietà nei confronti dell'allenatore scelto a inizio stagione è fondamentale per il successo di questa strategia di comunicazione.
Un esempio storico che illustra l'importanza di questo sostegno, mi è stato raccontato da un diretto interessato, si è verificato durante il periodo in cui il Milan stellare di Berlusconi passò la guida tecnica da Arrigo Sacchi a Fabio Capello. Inizialmente, alcuni dei giocatori più influenti mostrarono resistenza al cambio, tentando un ostruzionismo che avrebbe potuto minare l'autorità del nuovo allenatore. La situazione divenne critica fino a quando non intervenne direttamente il presidente Berlusconi.
Dopo essere stato informato dal team manager, una figura chiave nell'organizzazione tecnica del club, Berlusconi atterrò con il suo elicottero al centro di allenamento di Milanello. Convocò immediatamente la squadra e chiarì con fermezza che la scelta di Capello era stata una decisione molto ponderata e che l'allenatore godeva della sua piena fiducia. Con un gesto dimostrativo di supporto inequivocabile, Berlusconi comunicò ai giocatori che avrebbero avuto mezz'ora per riflettere su quanto detto e, nel caso qualcuno non fosse stato d'accordo, lo avrebbe atteso nel suo ufficio per salutarlo personalmente, minacciando di sostituire eventuali dissidenti con tre nuovi giocatori per quel ruolo.
Questo tipo di supporto pubblico non solo valida la posizione dell'allenatore di fronte alla squadra e ai tifosi, ma stabilisce anche un clima di sicurezza e stabilità all'interno del club. I giocatori, sapendo che l'allenatore gode del pieno sostegno della proprietà, sono meno inclini a dubitare delle sue capacità e più propensi a seguire le sue direttive con convinzione. Inoltre, un forte sostegno esplicito da parte della proprietà agisce anche come un deterrente contro le speculazioni e le critiche esterne, che possono creare distrazioni e turbamenti all'interno della squadra. La proprietà, quindi, ha il compito non solo di scegliere un allenatore, ma anche di proteggere la sua autorità e il suo ruolo attraverso comunicazioni strategiche che ne rafforzino l'immagine di leader capace e rispettato.
L'analisi congiunta delle situazioni di Napoli e Bari dimostra che evitare cambi frequenti di allenatore e promuovere la continuità nella leadership può avere un impatto positivo sulla responsabilità e sulle performance dei giocatori. Questo approccio non solo mira a risultati immediati, ma stabilisce anche le basi per successi futuri, costruendo una cultura di resilienza e miglioramento continuo. Piuttosto che ricorrere a soluzioni rapide tramite cambi di allenatore, i club beneficerebbero di una gestione che valorizza la stabilità e il coinvolgimento attivo dei giocatori nel loro sviluppo professionale e personale.





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